Nome: Nerush Vitaliy Alekseyevich
Data di nascita: 31 maggio 1979
Stato attuale: imputato
Articolo del Codice Penale Russo: 282.2 (1)
Tempo trascorso in prigione: 1 Giorno nel centro di permanenza temporanea, 140 Giorni nel centro di detenzione preventiva
Limitazioni attuali: Divieto di determinate azioni

Biografia

Nel luglio 2020 nella regione di Voronezh ci sono state perquisizioni di massa nelle case dei testimoni di Geova. Dieci uomini di età compresa tra i 24 e i 56 anni sono stati gettati in prigione. Uno di loro era Vitaliy Nerush. Cosa si sa di lui?

Vitaliy è nato nel 1979 a Pavlodar (Kazakistan). Da bambino gli piaceva assemblare modellini di aeroplani, disegnare, scolpire con la plastilina. Nel 2007 si è laureato in ingegneria elettrica presso l'Università Tecnica Statale di Voronezh. Prima del suo arresto lavorava nel settore della riparazione e della finitura dei locali.

Fin da piccolo i genitori incoraggiarono Vitalij a rispettare la Bibbia. L'amore e l'unità che sentiva tra i cristiani aiutarono Vitaly a diventare un cristiano convinto.

Nel 2016 Vitaly ha sposato Aleksandra, una ragazza che condivideva le sue convinzioni. Lavora come sarta, è appassionata di ricamo e gestione della casa. Nel tempo libero Vitaliy si dedica alla fotografia. Gli sposi amano viaggiare, soprattutto in montagna.

Nonostante il forte stress del procedimento penale, Vitaliy e Aleksandra cercano di mantenere la calma e di credere in un esito equo del caso.

Casi di successo

In un solo giorno, il 13 luglio 2020, sono state effettuate 110 perquisizioni in 7 insediamenti della regione di Voronezh, un’operazione da record contro i Testimoni di Geova in Russia. Cinque credenti hanno denunciato torture da parte delle forze di sicurezza. Dieci uomini di età compresa tra i 24 e i 56 anni sono stati accusati dal Comitato investigativo di aver organizzato attività estremiste e li hanno mandati in prigione, dove la maggior parte di loro è stata trattenuta per quasi 5 mesi. Gli eventi di Voronezh hanno suscitato un’ampia protesta pubblica: i paesi dell’UE, così come il Regno Unito e gli Stati Uniti, hanno espresso rammarico e sconcerto in relazione all’incidente. Gli stessi credenti non ammettono colpe nell’estremismo e sottolineano che, in quanto cristiani, rispettano le autorità e praticano pacificamente la loro religione in conformità con il diritto costituzionale. L’esame del caso in tribunale è iniziato nel dicembre 2021. I credenti rischiano fino a 10 anni di carcere.